Sanità, fermare il declino si può

Leggo, dai quotidiani, la proposta emendativa fatta dal Consigliere del Pd Nicola Conficoni in materia di personale sanitario. La proposta, finalizzata a trattenere i lavoratori in servizio nella sanità pubblica e ad attirarne di nuovi, appare veramente interessante. Medici, professionisti e operatori della sanità potrebbero avere  un giovamento reale e concreto se questa proposta diventasse praticabile.
Chiede qualcosa in cambio, cioè l’impegno a permanere nel sistema pubblico per un certo numero di anni, che non deve essere considerato un mero sacrificio, perché la sanità pubblica è il nostro primo presidio di democrazia, che offre aiuto e risposta ai bisogni sanitari in modo equo e universale. Prestare servizio in un contesto simile rappresenta un onore, anche se le condizioni di lavoro e le prospettive, negli ultimi anni, sono cambiate notevolmente in peggio.
Non so se anche altre forze politiche proporranno emendamenti che vadano nella stessa direzione di salvaguardia e rilancio del sistema pubblico, o se convergeranno su questa positiva proposta. Quello che però balza agli occhi è che un’altra sanità è possibile!
Non è vero che l’unica strada da percorrere è quella di aumentare la quota di sanità privata in Fvg, come sostengono l’assessore Riccardi e il presidente Fedriga. Questo è solo il pensiero della Giunta e della maggioranza che guida questa Regione, ma non l’unica strada da percorrere. Anzi. 
Non riteniamo casuale, purtroppo, che recentemente l’amministratore delegato di Città di Udine sia uscito sui quotidiani dicendo che la sua struttura è pronta ad essere e perfino ad aprire, in futuro, un reparto di Terapia intensiva. Da parte nostra, come federazione sindacale abbiamo criticato a più riprese le scelte dell’assessore, che ci accusa spesso e volentieri di essere ideologici. A me pare invece che l’ideologia stia tutta dalla loro parte perché, di fatto, sono possibili differenti risposte politiche allo stesso problema. Riguardo al vincolo della permanenza proposto come contrappeso, che naturalmente deve avere un limite, ricordo en passant che è stato utilizzato da questa stessa Giunta nel recente contratto regionale del Comparto unico, quando si è previsto un premio ai dipendenti dei piccoli Comuni per evitare che se ne vadano.
Tutto ciò che è stato messo in campo in questi sei anni, al netto della pandemia, non solo non è stato in grado di migliorare il sistema, ma non ha nemmeno fermato la fuga in altre regioni di persone che hanno bisogno di cure. Il saldo fra chi esce dalla regione per curarsi e chi viene in Fvg per farsi curare è passato da +6,7 milioni del 2017 a -13 milioni del 2022. Un peggioramento di 20 milioni!
Insomma, così non va e la strada imboccata non migliorerà le cose per gli operatori e gli utenti. Un’altra strada è percorribile: sedetevi, parlatene, giungete a dei compromessi che rimettano in sesto e potenzino la sanità pubblica. Sindacati, operatori, professionisti e utenti non hanno perso la speranza.

Orietta Olivo, segretaria generale Fp Cgil