Riaprire le Rsa di Pordenone e Sacile

«Si chiede un suo immediato intervento per ristabilire una situazione almeno pari a quella precedente, prima della chiusura della Rsa di Pordenone, chiusa per manutenzione due mesi fa, e di quella imminente della Rsa di Sacile». È quanto scrive la segretaria generale della Funzione pubblica Cgil del Friuli Venezia Giulia Orietta Olivo in una lettera inviata ieri (29 settembre all’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi. Una richiesta, spiega Olivo, legata anche all’assenza di risposte da parte del direttore generale dell’Azienda sanitaria del Friuli occidentale, sollecitato a intervenire dai sindacati provinciali della sanità .
Nel ricostruire le cause del problema – legato al mancato subentro della cooperativa emiliana che si era aggiudicata la gestione delle due Rsa (oltre a quella di Roveredo in Piano, dove si è riusciti a prorogare la gestione uscente), salvo poi dichiararsi incapace di far fronte alle spese per il personale – Olivo parla di «gravissimo colpo« e di cattiva gestione della sanità  territoriale, puntando il dito in primis sulle responsabilità  dell’Azienda sanitaria: «La direzione di Asfo – scrive Olivo – doveva attivarsi, appena venuta a conoscenza del problema, concedendo una proroga alla cooperativa uscente e valutando l’offerta della cooperativa arrivata al secondo posto nella gara».
Ma la palla, secondo la Fp-Cgil, ora passa alla Regione, per dare una risposta immediata ai lavoratori coinvolti e garantire la continuità  del servizio ai cittadini. «Ci si domanda se è davvero una priorità  per l’assessorato – si legge nella lettera – dare continuità  assistenziale e garantire quell’assistenza territoriale che secondo le indicazioni contenute nel Pnrr deve essere collocato al primo posto nelle strategie di rafforzamento del servizio sanitario, con consistenti risorse dedicate a questo obiettivo». Olivo sottolinea inoltre «l’importanza delle strutture intermedie come le Rsa quando ci troviamo con ospedali per acuti che danno a fatica le risposte, in particolare a Pordenone dove non si assume personale, e di fronte a migliaia di anziani con patologie croniche, che molto spesso non possono semplicemente essere dimessi e tornare a casa, ma hanno bisogno di strutture intermedie, appunto, che facciano assistenza e riabilitazione prima del ritorno a domicilio».
Olivo cita anche una recente delibera della Giunta, la 1446/2021, che definisce gli obiettivi di rafforzamento delle strutture intermedie, prevedendo che ove le dotazioni di posti letto superino i posti minimi previsti a livello regionale quelli in sovrannumero non siano dismessi: «È pertanto paradossale – commenta Olivo – che a Pordenone si vada in direzione contraria». Da qui la richiesta a «invertire una rotta che negli ultimi anni è stata all’insegna delle esternalizzazioni dei servizi« e a «intervenire con urgenza per garantire un’adeguata assistenza sanitaria ai cittadini del pordenonese, evitando quello che sta accadendo, cioè un pesante ridimensionamento della sanità  territoriale nella Destra Tagliamento».