Ok al «contrattone», aumenti per 15mila

(dal Piccolo, Regione) di Marco Ballico La Corte dei conti, dopo lo stop di metà dicembre, certifica il contratto di comparto unico, biennio economico 2008-09. La spesa complessiva rimane per 208 euro sotto il tetto fissato dalla Regione, 19 milioni. Pochissimo ma è quello che basta: il parere della magistratura contabile, stavolta, è positivo. Gli aumenti in busta paga La partita è chiusa. Ultimi in Italia, ricorda la Cisl, i 15mila dipendenti del pubblico impiego del Friuli Venezia Giulia ottengono il contratto, quello che prevede aumenti lordi mensili dai 57 euro di un’usciere di fresca nomina ai 75 di un capufficio di lungo corso, passando dai 57-58 euro della categoria B e dai 63-64 della C. Soldi peraltro già in buona parte incamerati attraverso la vacanza contrattuale.
Lo stop di dicembre Prima di Natale la Sezione di controllo della Corte dei conti Fvg, composta dal presidente Antonio De Salvo, dai consiglieri Fabrizio Picotti, il relatore, e Giovanni Bellarosa e dai referendari Innocenza Zaffina e Oriella Martorana, aveva piazzato un doppio stop bocciando non solo la preintesa sul biennio 2008-09 ma pure l’accordo collettivo di secondo livello a valere nel triennio 2010-2012 per il personale non dirigente di Regione, Province, Comuni e Comunità montane. Il nodo, fu rilevato, era il superamento di circa 267mila euro rispetto al tetto fissato a quota 19 milioni per il rinnovo del contratto.
La precisazione Datori di lavoro e sindacati si sono subito messi al lavoro per chiarire il rispetto del limite di una disponibilità di risorse calcolata, come da disposizioni di giunta, incrementando del 3,2% la massa salariale 2007. In particolare, la parte pubblica ha sostenuto la tesi che i 19 milioni si riferiscono esclusivamente ai tabellari e non anche alla voce del salario aggiuntivo. Il via libera Ieri sera sul sito della Corte comparivano 8 pagine di relazione. Il passaggio chiave quello che quantificava i costi in 18.999.791,29 euro, la cifra che ha convinto la Sezione di controllo a certificare il parere positivo e a mandare in archivio quella che Mafalda Ferletti della Cgil non esita a definire «odissea».
La partita infinita Di sicuro non sono mancati i colpi di scena nei 50 mesi di attesa. Alle iniziali sparate di qualche sindacato partito con richieste di aumento attorno al 5-6% è seguita una fase di ridimensionamento: in tempi di crisi e risorse ridotte, non era il caso di andare oltre la percentuale di incremento che aveva messo d’accordo i colleghi del resto d’Italia. Il sindacato diviso Il rinnovo del “contrattone” a un certo punto ha anche spaccato il sindacato. Dopo aver chiesto unitariamente alla controparte di mettere sul piatto 20,8 milioni di euro, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal e Csa hanno visto sfilare dal fronte due sigle, la Cisl e il Csa, le prime a siglare una preintesa con la Regione. La battaglia I colleghi, non riconoscendo quel documento, hanno quindi avviato una lunga battaglia, fatta di presidi e azioni di protesta, fino alla consultazione di 9mila lavoratori su tutto il territorio regionale: resistenza a oltranza, tanto più dopo che la giunta Tondo ha infilato nella Finanziaria 2011 la norma che erogava gran parte degli acconti del contratto da lungo tempo scaduto. Un blitz che ha spinto il sindacato a procedere per via giudiziaria contro il «soffocamento della contrattazione».
La trattativa riaperta Ma, ricomposto il fronte, nell’ottobre scorso, dopo che le norme sul personale inserite nella manovra estiva, con tanto di applicazione del contratto nazionale, erano state impugnate dal governo, la giunta ha riaperto la trattativa e, al termine di una seduta record di 15 ore, ecco spuntare la preintesa. Una prima volta bocciata dalla Corte ma ieri finalmente promossa. «È stata lunga, e non possiamo negare qualche sbavatura – dice Ferletti – ma il percorso a ostacoli è servito a dimostrare la tenacia dei lavoratori, ammirevoli nel tenere la posizione». «Era ora – aggiunge Pierangelo Motta (Cisl) –. L’unico rammarico è non aver chiuso, come avremmo potuto, con un anno di anticipo. Le responsabilità? Delle relazioni sindacali intercorse».