«La Consulta non scardina il comparto unico»

TRIESTE I sindaci convocano già  oggi un comitato esecutivo dell’Anci. I sindacati attendono invece che Paolo Panontin li chiami al tavolo e ipotizzi una soluzione per tutelare centinaia di posti di lavoro del pubblico impiego cancellati dalla sentenza 54 della Corte costituzionale. La prima reazione, tuttavia, è sulle barricate: secondo Cgil, Cisl e Uil, la Consulta non mette in discussione il sistema del comparto unico.
La Regione, così hanno stabilito i giudici cancellando assunzioni e mobilità  dal 2011 a oggi, nella Finanziaria di fine 2010 abusò della sua autonomia in materia con deroghe che aggiravano i paletti del decreto Brunetta. «Premesso che quella legge è pessima, va concordato con il governo un percorso legislativo che consenta di affrontare concretamente il problema – osserva Franco Belci, segretario generale della Cgil Fvg -, ma il meccanismo del comparto non è sotto esame». Anzi, come ha rilevato per prima Mafalda Ferletti (Cgil-Fp) è proprio il comparto, in ottica di sistema, a poter fare da salvagente in questa occasione.
Ne è convinto anche il segretario generale della Uil Fvg Giacinto Menis: «Sarà  un paradosso, ma il tanto deprecato comparto ci consentirà  di spiegare che, se pure qualche ente ha sforato nelle assunzioni, nel complesso dei numeri i tetti di spesa fissati dal decreto Brunetta sono stati rispettati». Dopo di che, ammette con Menis anche Giovanni Fania, «quando si scrivono le norme occorre puntare a costruire regole strutturali». «L’autonomia regionale nel pubblico impiego – prosegue il segretario della Cisl Fvg – ha sempre mantenuto il rispetto dei costi, ma troppo volte ci si è dimenticati che le regole costituzionali sono univoche. Di qui il ripetersi di bocciature tecniche di norme regionali, effetto dell’eccessiva libertà  del legislatore».
Una critica, anche da parte di Belci, «alla giunta precedente, il cui metodo, viste le continue impugnazioni, era palesemente sbagliato». Sempre Belci si dispiace peraltro che «l’assessore Panontin, su una vicenda che aleggiava da tempo, abbia atteso le notizie di stampa per parlarne. Speriamo che si possa riprendere il filo di un rapporto che si è sfilacciato dopo la firma del protocollo proprio sul comparto». Da parte di Fania arriva quindi un forte richiamo alla questione dei precari: «Interinali e contratti a tempo determinato sono tra quelli colpiti dalla sentenza della Corte. La Regione si deve rende conto dell’urgenza di verificare con la Funzione pubblica nazionale la fattibilità  di un percorso di stabilizzazione di persone che lavorano in uffici strategici della “macchina”». «Una volta tutelate le posizioni di lavoro costituite – conclude Menis -, dovremo entrare nell’ottica di un utilizzo della specialità  come opportunità  e non come privilegio, dimostrando di saperci autoriformare».
Nell’attesa, oggi a Udine, il presidente dell’Anci Mario Pezzetta affronterà  la questione nel comitato esecutivo. (m.b.)