Chiusura Prefetture, meno servizi e risparmi minimi

I lavoratori della Prefettura e della Questura di Pordenone si sono riuniti oggi in un’assemblea organizzata dalle Federazioni territoriali del Pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil per discutere delle ripercussioni della bozza di decreto che ha previsto la chiusura della Prefettura di Pordenone.
All’assemblea, estesa anche alle confederazioni, i lavoratori hanno aderito in massa, rappresentando le preoccupazioni legate da un lato alle negative ricadute sui servizi erogati all’utenza comunitaria ed extracomunitaria, dall’altro ai disagi ad essi derivanti da un eventuale spostamento coatto a Udine.
Per un territorio come quello di Pordenone, il cui tessuto sociale ed industriale necessita della presenza di presìdi di legalità  e di sicurezza, in un momento storico in cui il problema dell’immigrazione richiede una presenza più incisiva del Governo nei territori, il provvedimento di chiusura della Prefettura, cui seguirà  la Questura e il Comando provinciale dei Vigili del fuoco, segna un inaccettabile arretramento dello Stato dai territori, che potrebbe generare conseguenze gravissime in tema di sicurezza e legalità . Si è ricordato, inoltre, che nel territorio pordenonese è presente una base americana e che quindi anche Pordenone, da questo punto di vista, presenta delle “specialità “ che meritano la dovuta attenzione.
Le Segreterie di Cgil, Cisl e Uil ribadiscono con forza che lo Stato deve dare prova di voler fare delle riforme che vadano nella direzione della modernizzazione ma non precludendo o pregiudicando i servizi alla cittadinanza. La chiusura della Prefettura di Pordenone non va certo in questa direzione, anzi rischia di avere pesanti conseguenze, soprattutto in tema di sicurezza.
Non è il contenitore che ci interessa – ribadiscono le tre sigle sindacali – ma il contenuto, quindi il problema non è quello di avere una, due o quattro Prefetture in regione, quanto quello legato alla necessità  di mantenere i presìdi dello Stato e i relativi servizi (la Prefettura ne eroga circa 250 diversi e di varia natura) in ogni territorio.
Un provvedimento che porta risparmi minimi (circa 25 milioni di euro complessivi stimati) non tenendo conto delle ricadute in tema di costi sociali, rischia di rivelarsi antieconomico per il Governo e per quei territori che, senza tali presidi, si presenterebbero meno attrattivi nei confronti di eventuali investitori. Confidiamo nell’impegno di cui la presidente Serracchiani, assiemeal Vicepresidente Bolzonello, all’assessore Panontin e al presidente della Provincia Pedrotti si sono fatti carico nell’incontro del 18 settembre scorso, di portare l’istanza dei lavoratori della Prefettura e della Questura davanti al Governo, auspicando una soluzione che, accorpando o meno la Prefettura di Pordenone a quella di Udine, possa comunque garantire la permanenza di un presidio di servizi alla comunità , garantendo contestualmente ai lavoratori la sicurezza del posto di lavoro.

I segretari regionali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa
Mafalda FERLETTI, Salvatore MONTALBANO, Lorenzo SCHIAVINI