Stop per il contratto. il 23 settembre si ferma la sanità privata
Revocare l’accreditamento alle strutture sanitarie private che non rinnovano i contratti e non garantiscono salari dignitosi ai propri dipendenti. È quanto chiedono anche in regione i sindacati di categoria Fp-Cgil, Cisl Fp e Uil-Fpl, mobilitati per il rinnovo dei contratti Aris Aiop della sanità privata, fermi al triennio 2016-2018, e lo sblocco del contratto unico delle Rsa private, atteso da ben 12 anni.
A sostegno dei rinnovi è stato proclamato per lunedì prossimo, 23 settembre, uno sciopero dell’intera giornata di tutta la sanità privata, che coinvolgerà a livello nazionale circa 200mila lavoratori e almeno 3mila in Friuli Venezia Giulia, dove le categorie hanno anche indetto un presidio, in programma a Trieste, sotto la sede della Giunta regionale (piazza Unità, ingresso via Orologio), dalle 10 alle 11.30. «È da lunghi mesi – spiega a nome delle categorie la segretaria regionale Fp Cgil Orietta Olivo – che attendiamo l’apertura dei tavoli. Le due Associazioni li hanno però negato entrambi, vincolandoli al finanziamento da parte dello Stato. Una risposta per noi inaccettabile, alla luce dei quasi 6 anni dalla scadenza dei contratti della sanità privata e di quanto previsto dagli accordi ponte siglati per il settore delle Rsa, il cui contratto è fermo addirittura da 12 anni».
Il sindacato punta il dito sulle condizioni poste dalle controparti: condizionando gli adeguamenti contrattuali a un intervento finanziario dello Stato e delle Regioni, infatti, si condannano i lavoratori a salari del tutto inadeguati, a maggior ragione dopo la forte ripresa dell’inflazione che ha caratterizzato gli ultimi anni, che ha fortemente intaccato il potere d’acquisto degli stipendi. «Siamo di fronte a strutture sanitarie che, nonostante siano destinatarie di cospicui finanziamenti pubblici da parte delle regioni, stanno continuando a svilire e sottopagare lavoratrici e lavoratori che ogni giorno si prendono cura di chi ha bisogno di assistenza», dichiara ancora Olivo. «Per questo – conclude – chiediamo di cambiare il sistema, garantendo che il valore del lavoro ritorni ad essere al centro delle politiche sanitarie, nel privato come nel pubblico».