Terzo settore, 6mila lavoratori a rischio senza un aiuto dai Comuni alle Coop sociali

Nel
decreto Cura Italia esistono già  gli strumenti per tutelare il reddito
dei lavoratori delle coop sociali dagli effetti del blocco di molti
appalti da parte degli enti locali. A lanciare il grido d’allarme,
assieme alle centrali cooperative, sono anche i sindacati di categoria
del Friuli Venezia Giulia, preoccupati per una situazione che in regione
coinvolge gran parte dei 6mila lavoratori del settore. «Crediamo che
sia non soltanto necessario, ma anche doveroso – scrivono i segretari
regionali Orietta Olivo (Fp-Cgil), Massimo Bevilacqua (Cisl-Fp) e
Luciano Bressan (Uil-Fpl) -utilizzare tutto ciò che la legislazione
mette a disposizione per aiutare questi lavoratori».
In
particolare, scrivono i segretari, «bisogna ricorrere all’articolo 48
del Cura Italia, che prevede non solo l’obbligo di co-progettare i
servizi sospesi al fine di riattivarli a favore dell’utenza, ma anche la
necessità  di rispettare gli impegni contrattuali garantendo quei
pagamenti che possono far sopravvivere il settore». Questo, denunciano i
sindacati, non sta avvenendo parte di molte stazioni appaltanti, fra le
quali diversi Comuni, «che non si rendono disponibili né a riprogettare
i servizi né tantomeno a pagare i contratti già  in essere». Scelte,
queste, che per i sindacati potrebbero aggravare pesantemente la crisi
economica legata all’emergenza Covid-19.
L’invito
ai Comuni è di recepire le indicazioni operative impartite il 3 aprile
scorso dall’assessore Riccardi agli enti del Servizio sanitario
regionale, attraverso una nota redatta dalla Direzione centrale delle
politiche per il Terzo Settore. «Le indicazioni fornire ad aziende e
distretti sanitari, anch’essi stazioni appaltanti, va nella direzione
corretta, quella di riprogettare i servizi e garantire i pagamenti, a
dimostrazione che qualcosa si può fare». Da qui la richiesta all’amministrazione regionale di diramare indicazioni operative anche
nei confronti dei Comuni, «con l’obiettivo di salvare tutte le realtà 
produttive del nostro territorio e di tutelare i loro lavoratori, senza
distinzioni tra quelle che producono beni e quelle impegnate a garantire
servizi al territorio».