«Sanità , l’aumento della spesa destinata al privato resta una scelta sbagliata»

«In mancanza di un aumento della dotazione complessiva del fondo sanitario regionale, è evidente che incrementare di 50 milioni le risorse destinate alla spesa per il privato accreditato va a scapito della sanità pubblica. Quindi degli investimenti non solo possibili, ma indispensabili, per le assunzioni, per la riduzione delle liste di attesa, per disintasare i pronti soccorsi e per potenziare i servizi sul territorio». Rossana Giacaz, responsabile sanità della segreteria regionale Cgil, commenta così il via libera del Governo alla norma regionale che incrementa dal 3,8 al 6% le risorse destinate alle prestazioni erogate dai privati in regime di convenzionamento. Quanto all’ok del Governo, Giacaz invita l’assessore Riccardi e il presidente Fedriga a evitare trionfalismi: «L’approvazione arrivata da Roma – puntualizza – è il frutto di un’intesa nazionale tra Stato e Regioni, dove l’incremento dei tetti di spesa per il privato è finalizzata a favorire il rinnovo dei contratti nazionali della sanità pubblica, fermi da tredici anni. L’auspicio, pertanto, è che la decisione di garantire maggiori spazi ai privati, che continuiamo a considerare profondamente sbagliata, possa almeno portare alla firma di quei contratti».
Sulla stessa linea la segretaria della Fp-Cgil Friuli Venezia Giulia Orietta Olivo: «Quella sui contratti Aris e Aiop – spiega – è una vertenza che in regione coinvolge oltre 2 mila lavoratori, che nelle ultime settimane hanno intensificato le iniziative di lotta anche in Friuli Venezia Giulia, come testimonia ad esempio la mobilitazione dei dipendenti della Nostra Famiglia a Pasian di Prato e San Vito, un gruppo che per evitare i rinnovi ha deciso perfino l’uscita dai contratti nazionali della sanità privata. Ribadiamo però che non è attraverso un maggiore ricorso ai privati che si risolvono le criticità di un servizio sanitario che lo scorso anno, come confermano i dati resi noti dallo stesso assessore Riccardi, ha perso oltre 300 lavoratori e che ha urgente bisogno di una campagna straordinaria di concorsi in tutti i territori. Senza scelte coerenti in materia di personale e di rafforzamento dei servizi territoriali, infatti, qualsiasi riforma sanitaria è destinata a mancare clamorosamente i suoi obiettivi. Né bastano a turare le lacune livelli inaccettabili di ricorso allo straordinario e di aumento dei carichi di lavoro su un personale la cui età media continua a crescere».