Sanità , a che gioco giochiamo?

Si è svolto ieri l’incontro tra l’assessore Kosic e le organizzazioni sindacali di categoria sugli organici del servizio sanitario regionale. Nell’occasione ci sono state illustrate alcune slides che illustravano quanto già dichiarato dall’assessore alla stampa sull’argomento: ovvero che da 15 anni a questa parte, a fronte di un calo dei posti letto, gli addetti del comparto sono aumentati di numero.
Nel merito non abbiamo potuto non rimarcare quanto questi dati siano insufficienti per un’analisi e soprattutto molto parziali, mostrandoci le luci ma non le ombre. L’assessore sembra dimenticare infatti che in questi quindici anni molte cose sono cambiate, c’è stato lo sviluppo della sanità territoriale, dell’assistenza domiciliare, delle residenze sanitarie assistite e via avanti. In quanto ai lavoratori c’è il massiccio ricorso al part-time. Part-time che in quegli anni non esisteva neppure e che nel corso dell’incontro è stato citato solamente in termini di numero di addetti coinvolti, ma senza alcuna valutazione né considerazione sul tempo pieno lavoro equivalente. E senza affrrontare, come sarebbe ancora più interessante, le motivazioni del ricorso al part-time, che non sono solo quelle legate a problemi familiari, ma sono sempre più dovute a situazioni di stress e sovraccarico di lavoro.
Che dire poi degli straordinari? Solo grazie a questi molti reparti e molti servizi possono funzionare. L’assessore su questo tace. E tace sulle prestazioni aggiuntive, sui problemi fisici causati da modalità e ritmi di lavoro ancora pensati a quando si andava in pensione dopo 15 anni di servizio e non adeguati alle nuove tipologie di lavoro, alle nuove esigenze dei pazienti, che richiedono un’assistenza sempre maggiore, vuoi perché è aumentato il numero degli anziani, vuoi perché le degenze sono compresse in pochi giorni.
Ultimi ma non ultimi tra i conti che non tornano, qualcuno ci dovrebbe spiegare come mai, a fronte di questo ipotetico aumento delle dotazioni organiche, molte, troppe persone devono ancora riuscire a fare le ferie del 2009, e moltissime vedono a rischio le ferie estive di quest’anno. Innumerevoli poi i riposi saltati per garantire la copertura dei turni.
L’assessore sottolinea che in Fvg abbiamo 6,3 infermieri ogni mille abitanti, a fronte di una media nazionale di 4,9, senza poi specificare quali tipologie di figure infermieristiche comprendono questi numeri. Se così fosse, comunque, perché non evidenziare altri standard, ad esempio quelli fissati dall’Ocse, che di infermieri ne prevede 8,9, della Germania con 9,8 o dell’Olanda con i suoi 14,5? L’Europa tanto richiamata quando fa comodo, scompare in queste dichiarazioni: solo la Grecia , che ha ben altri guai in questi gioorni, è messa peggio dell’Italia in questa classifica?
L’incontro è stato fissato, non a caso, a poche ore dalla direttiva che la Regione invierà alle Aziende sanitarie e che conterrà i parametri sui quali costruire le nuove dotazioni organiche. Della direttiva non ci è stato dato di conoscere il contenuto, né è stato possibile concordare un altro incontro per esaminarlo, come se fosse una semplice formalità, peraltro accompagnata dall’assunto che in 3 anni avremmo aumentato le dotazioni organiche di quasi 1000 unità, ma sorvolando che nei primi due mesi del 2010 ne abbiamo perse 200. A questo ritmo prima della fine dell’anno vremo pareggiato: ma qui non si parla di una partita di calcio, dietro gli aridi numeri c’è la nostra salute, di uomini, donne, cittadini: c’è quel Fvg fino ad ora modello di buona sanità, non solo in Italiama fino a quando? Non vogliamo classifiche e graduatorie che non hanno senso di esistere in questo campo, non vogliamo nessuna medaglia o coppa dei primi arrivati, vogliamo semplicemente, una sanità alla quale tutti possano rivolgersi nella certezza di trovare risposte ai propri bisogni di salute. In modo rapido, appropriato e senza scorciatoie: una sanità pubblica, cioè per tutti.
Mafalda Ferletti, segretaria generale Fp-Cgil Fvg