In casa di riposo si lavora senza qualifica

di Marco Ballico TRIESTE Poca assistenza. Ma anche assistenza poco qualificata. E non per colpa degli operatori al lavoro in corsia. La Cgil, con il segretario regionale della funzione pubblica Alessandro Baldassi, denuncia un’altra criticità , stavolta all’interno delle case di riposo: la mancata formazione. I senza titolo occupati in quelle strutture sono oltre 2mila su un totale di 3.800 persone. Più di uno su due. La colpa? «Di una Regione che non applica una sua legge, la numero 10 del 2007».
Baldassi parla di «indietro tutta« della giunta Tondo in materia di assistenza agli anziani, ma anche a minori e disabili. A partire dalla «paralisi« della formazione del personale. In Friuli Venezia Giulia, sostiene il segretario della Cgil, tantissimi operatori sono privi della qualifica richiesta: «Si tratta di operatori fondamentali per il sistema dato che quotidianamente lavorano con passione e impegno in situazioni difficili. Ma non c’è dubbio che è assolutamente necessaria per loro e per gli assistiti un’azione di qualificazione». Dopo aver verificato nel 200globaltravelworthing.co.uk5, tramite un’indagine dell’assessorato alla Salute, la mancata formazione di 2mila operatori, la giunta Illy ha approvato una legge, la 10 del 2007, che consentiva agli operatori senza qualifica di poter continuare a lavorare, in attesa però di un programma di formazione che la Regione avrebbe dovuto predisporre e rendere concretamente operativo, anche favorendo la partecipazione ai corsi di addetti già  impegnati sul lavoro. Ma da allora, rimarca la Cgil, «stiamo ancora aspettando che i corsi riescano nell’intento di qualificare gli addetti senza titolo.
L’ultima indagine della Regione fotografa, infatti, una situazione bloccata e sconfortante: su 5.600 operatori in servizio complessivamente nell’assistenza, tra strutture per minori, per disabili, per anziani, centri diurni e servizio sociale, addirittura 2.700 (e 2mila su 3.800 nelle case di riposo) sono privi di titolo o posseggono solo le competenze minime». Nel dettaglio, secondo i dati raccolti dalla Cgil, nelle strutture per anziani si contano 1050 Oss, 700 operatori semplici, 1200 non qualificati e 850 con qualificazione minima dopo aver frequentato un corso di 200 ore. È notizia recente che la Regione intenda riprendere l’attività  formativa. «Speriamo non si tratti dell’ennesimo annuncio senza alcun seguito – insiste Baldassi -, perché il miglioramento della vita dei quasi 11mila anziani che vivono nelle case di riposo del Friuli Venezia Giulia passa attraverso la formazione del personale che si merita, dopo anni di sacrifici, una giusta riqualificazione». swiss rolex replica watches
Non è finita. La Cgil, anche con Donatella Sterrentino, ricorda come il nuovo regolamento del 2008, quello che, «sia pure di poco», migliorava gli standardanalabasia.com strutturali e assistenziali per le case di riposo, non è ancora applicato: «A quasi due anni e mezzo di distanza quel testo, che avevamo definito comunque inadeguato a causa di standard ancora troppo bassi, è fermo nei cassetti della Regione. Non sono valse a nulla le nostre richieste di applicazione a tutte le strutture pubbliche e private: ineffabilmente, l’assessore Vladimir Kosic continua a promuovere sperimentazioni su sperimentazioni e, a furia di fare esperimenti, si “dimentica” di rendere operative le nuove regole».
Altra stoccata del sindacato: «Ai nostri anziani si continuano ad applicare i vecchi e superati standard dei primi anni Novanta. Non ci sembra invece che le indennità  di giunta e consiglieri siano ferme a vent’anni fa». E infine lair max 90 pas cher Cgil chiede alla Regione «a che punto è la vigilanza sull’applicazione degli standard nelle case di riposo, dato che l’organizzazione dell’attività  di controllo è stata rinviata a data sconosciuta. Per non parlare poi dell’assistenza domiciliare assolutamente insufficiente rispetto ai bisogni e disomogenea sul territorio regionale». L’appello di Baldassi e Sterrentino è a «più risorse, assistenza di qualità , personale e formazione. La Regione non può continuare la ritirata nella tutela dei diritti dei soggetti deboli«