Il contratto non può attendere. Un segnale forte a Tondo e Pizzolitto

Il Presidente Tondo dichiara di volere il dialogo ma, in risposta alla precisa e sintetica proposta fatta da queste organizzazioni sindacali, il suo assessore Garlatti e l’Anci, dalla stampa, ci avvisano che preferiscono attendere le elezioni amministrative prima di decidere come riavviare il confronto per chiudere un contratto scaduto da 40 mesi che 15.000 lavoratori attendono.
La politica oggi si nasconde dietro alle prossime elezioni amministrative, si nasconde evitando il dialogo e il confronto visto che sia la Giunta regionale che l’Anci sono nel pieno dei loro poteri. Tutti i lavoratori rivendicano rispetto ed esigono contratti collettivi trasparenti con regole chiare, anche i lavoratori pubblici.
Chi governa invece pensa all’ente pubblico in termini di “scarsa produttività”, quando sono solo i lavoratori che nonostante tutto, continuano ad assicurare gli obiettivi politici di chi governa e l’ottenimento dei risultati per Regione, Province e Comuni, senza dimenticare poi, che i lavoratori pubblici portano nelle casse di questa regione, oltre 400 milioni di euro con le loro tasse, soldi che servono per gli investimenti.
Chi oggi amministra gli enti del comparto si sta dimostrando un pessimo datore di lavoro, che perde l’occasione per dare quel segnale di inversione di tendenza aspettato da tempo. Una scelta che peserà nelle urne del voto di maggio, perché anche i lavoratori pubblici e le loro famiglie sono elettori ed avranno la memoria lunga su chi non ha voluto rinnovare il loro il contratto.
Memoria che evidentemente invece difetta nella Giunta regionale e nell’Anci: infatti non sono passati neanche due mesi da quando i lavoratori del comparto, partecipando compatti alla consultazione da noi indetta, hanno reso esplicito a questa pessima politica
l’orgoglio del lavoro pubblico, mandando un segnale ben preciso e diretto ai loro datori. E se questi datori se lo sono scordati glielo ricorderanno con varie iniziative, la prima delle quali martedì 3 maggio alle 10.30, quando porteremo le urne della consultazione e dei 9.000 “no” alla sede dell’Anci a Udine. Verrà Pizzolito a spiegare ai suoi lavoratori la sua incomprensibile presa di posizione?