«Emergenza personale e sicurezza, responsabilità  divise tra aziende sanitarie e Regione»

«Molto, troppo, è
ancora fuori controllo nella gestione di questa seconda ondata nella
sanità  e nel sistema socio-assistenziale. A conferma che siamo arrivati
colpevolmente impreparati. E se da un lato riconosciamo che l’assessore e
la direttrice regionale sono chiusi da febbraio nella sede della
protezione civile, questo non basta a garantire una governance adeguata
del sistema, che è fatta anche da scelte coerenti e non soltanto dalla
presenza». A dirlo è Orietta Olivo, segretaria generale della Funzione
pubblica Cgil del Friuli Venezia Giulia, che denuncia (non per la prima
volta) lacune, ritardi e inefficienze sia da parte delle Aziende
sanitarie che nel governo complessivo del sistema. Da qui una gestione
dell’emergenza complessivamente peggiore rispetto a quella della scorsa
primavera, «anche alla luce del fatto – commenta Olivo – che si poteva e
doveva arrivare più preparati, e che in questo caso le dotazioni di
dispositivi di protezione individuale erano garantite in partenza».
NEANCHE ALL’IKEA.
Il problema più grave, per Olivo, resta quello dell’emergenza personale.
«Abbiamo affrontato questa pandemia – ricorda – con 400 unità  in meno
rispetto agli organici di inizio 2019 e questa carenza si sente tutta,
anche in termini di riposi saltati, ore di straordinario, ferie non
godute. Sconcertante che in una situazione simile i direttori generali
possano rispondere come a Pordenone, dove sono state proposte assunzioni
a tempo di 2 mesi. Neanche all’Ikea si fanno contratti così brevi!». La
carenza di personale specializzato, sottolinea Olivo, non basta come
alibi: «Se il personale è già  scarso, è chiaro che un contratto di due
mesi non può essere attrattivo». Ma le denunce della Fp non guardano
solo all’Asfo. «Criticità  e lacune si riscontrano ovunque – dichiara
Olivo – e non solo riguardo alle carenze del personale: si pensi ad
Asugi, che chiede di mantenere nelle case di riposo i positivi non
gravi, e ad Asufc, dove in tre settimane i contagi tra il personale sono
stati pari a quelli registrati nei primi tre mesi della pandemia».
L’ASSESSORE. Ma le
responsabilità , per la segretaria Fp, non sono in capo solo alle
aziende sanitarie. «Se da un lato è vero che le aziende sanitarie hanno
la loro autonomia – dichiara – chi governa il servizio sanitario
regionale non può fare a meno di dare indicazioni più stringenti per
cercare di risolvere le pesanti criticità  esistenti, a meno di non voler
delegare ad altri la responsabilità  delle scelte». Scelte che
riguardano anche la sicurezza. «Di fronte a un numero di positivi che
qualche giorno fa era di circa 700 operatori in sanità  – dichiara – non
si può sostenere che gli operatori si sono tutti contagiati in famiglia,
come ha fatto l’assessore. Vero che il contagio viene da fuori, ma è
altrettanto chiaro che esiste anche un problema di trasmissione
all’interno delle strutture. E questo chiama in causa le responsabilità 
del sistema, anche alla luce del diverso impatto dei contagi da reparto a
reparto. Esistono criticità  diffuse, ad esempio la scarsa chiarezza dei
percorsi sporco-pulito, che possono favorire la diffusione dei contagi,
e su questo pesa anche la mancata convocazione del comitato regionale
per la sicurezza dei lavoratori, previsto da uno specifico protocollo
nazionale. Un circolo vizioso da spezzare, perché la diffusione del
contagio tra gli addetti aggrava l’emergenza personale, cui si somma
quella delle case di riposo, dove sono quasi 600 gli operatori
contagiati».
ASSUNZIONI, SERVE
UN IMPEGNO AGGIUNTIVO. Tra i pochi segnali positivi, per Olivo, la
partenza in regione di un corso di laurea per assistente sanitaria e i
14 milioni di incremento della spesa per le assunzioni, grazie
all’applicazione tardiva secondo la Fp-Cgil – di una norma nazionale, il decreto
Calabria, che innalza il tetto della spesa per il personale
parificandolo alla spesa sostenuta nel 2018. «Ma il decreto – rileva
Olivo – consentirebbe a ogni regione anche incrementi della spesa fino
un ulteriore 10% sia per il 2019 che per il 2020. Questa sì che è una
scelta che avrebbe rappresentato un chiaro impegno politico di questa
Giunta per il potenziamento del servizio sanitario regionale, ma a
specifica richiesta l’assessore ha detto che questo investimento non ci
sarà . Quando denunciamo contraddizioni nel governo del sistema e
l’assenza di indicazioni chiare alle Aziende sanitarie ci riferiamo
proprio a scelte come questa».