Assunzioni e salario, agenzie fiscali mobilitate

Due ore di blocco delle prestazioni, con contestuali assemblee sindacali in tutte le sedi, e una mobilitazione che prosegue fino alla manifestazione nazionale in programma a Roma il 6 febbraio. Queste le iniziative di protesta messe in atto a partire da oggi dai lavoratori delle agenzie fiscali (Entrate e Dogane-Monopoli), mobilitati anche in regione, dove il settore conta circa 1.300 addetti, per lo sblocco dei fondi per il salario accessorio e per chiedere l’avvio di un piano straordinario di assunzioni, in un comparto che solo negli ultimi anni ha perso 4.500 dipendenti a livello nazionale. Eloquente il dato regionale, riferito alla sola agenzia delle Entrate, dove il mancato turnover dei pensionamenti ha portato a un calo di 140 dipendenti in quattro anni, passando dai 1.026 del 1° gennaio 2016 agli 886 del 31 dicembre 2019, con una perdita attesa di ulteriori 50 quest’anno, con un ridimensionamento vicino al 20% nel quinquennio 2016-2020.
Alla protesta contro il blocco del salario di produttività , che non viene percepito da due anni, e contro un’emergenza personale che non permette ormai di garantire neppure i servizi essenziali, pregiudicando quindi gli obiettivi di recupero dell’evasione fiscale (3 miliardi in più l’obiettivo dichiarato dal Governo per quest’anno) si aggiunge, come spiega Donatella Sterrentino, responsabile Fp Cgil Fvg per il comparto Agenzie fiscali, «la preoccupazione per taglio continuo dei fondi per la contrattazione, per un’organizzazione obsoleta e per la paralisi dovuta all’assenza di un interlocutore, in quanto la politica non è stata capace di nominare né i direttori dell’Agenzia né i comitati di gestione». 
Ad aggravare le preoccupazioni l’approssimarsi dell’appuntamento con la Brexit, destinata ad incrementare sensibilmente, a partire dal 31 gennaio, i flussi di traffico merci che l’Agenzia delle Dogane sarà  chiamata a gestire, e la sentenza della Corte Costituzionale, attesa per il 23 febbraio, sulla legittimità  delle 1.500 posizioni organizzative istituite lo scorso anno, che in caso di bocciatura da parte dei giudici della Consulta rischia di portare a una paralisi operativa il comparto.