Agenzia entrate, solidarietà  ai lavoratori

«L’atto estremo di una persona in difficoltà non può essere strumentalizzato. Noi che rappresentiamo i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate possiamo soltanto solidarizzare con loro per l’ennesima aggressione subita e continuare a difendere il loro lavoro e la loro dignità. Il clima è incandescente e la demagogia con cui il tema del fisco viene trattato dalla politica e dai media non fa che alimentare l’odio sociale e mettere in cattiva luce lavoratori che operano in condizioni difficili, con salari modesti e attorniati dal sospetto e dall’odio di chi è caduto nella disperazione». Con queste parole Salvatore Chiaramonte, della segreteria nazionale Fp-Cgil, commenta l’irruzione e il sequestro di 15 lavoratori nella sede dell’Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia, avvenuta ieri.
«Stamane – continua il sindacalista – sui giornali si leggono molte, troppe scempiaggini. Nel suo editoriale di oggi su “Il Giornale”, ad esempio, Nicola Porro sostiene avventatamente che oltre a non ben precisati funzionari furbetti, che siamo disposti a denunciare noi stessi se il solerte vicedirettore volesse segnalarceli puntualmente specificando nome, cognome e luogo di lavoro, ad appesantire la mano degli ispettori sarebbero gli aggi che, cito testualmente, ‘”si fanno riconoscere (pari al 9 per cento)”. Informiamo Porro che quell’aggio non è in alcun modo riconosciuto a chi svolge funzioni ispettive per l’Agenzia delle Entrate ma ai soli esattori di Equitalia. I lavoratori dell’Agenzia vivono del loro stipendio. Quando si maneggia materiale così pericoloso sarebbe opportuno non abbandonarsi al pressappochismo e alle chiacchiere da bar».
«Anni di campagne denigratorie contro il lavoro pubblico – conclude Chiaramonte – hanno prodotto questo clima da guerra tra poveri, gli inni all’evasione fiscale hanno fatto il resto. Non hanno poi aiutato i provvedimenti punitivi nei confronti di chi fa attività ispettiva, assunti da Tremonti per limitare i cosiddetti “atteggiamenti vessatori”, blateranti farneticazioni che hanno legittimato i furbi, quelli veri che non pagano le tasse».