Comparto unico, Cgil coerente. Regione assuma le sue responsabilità

L’assessore Roberti ci ha convocati per illustrare la sua proposta di emendamento, che prevedeva l’incremento delle risorse per il rinnovo contrattuale dal 6% al 7,5%, oltre a un ulteriore 2% destinato al welfare. Il contratto di riferimento è quello relativo al triennio 2022-2024, periodo durante il quale l’inflazione reale ha raggiunto il 15%. Quanto al 2% aggiuntivo di welfare, bisogna chiarire che costituisce salario differito e non contribuisce alla formazione del montante utile per il calcolo del Tfr e della pensione.
Soprattutto va chiarito che è il datore di lavoro a decidere l’ammontare delle risorse destinate al rinnovo contrattuale: nel pubblico impiego, pur essendoci vincoli normativi, non è richiesto il consenso preventivo dei sindacati. Perché allora l’assessore cerca questo consenso? Forse perché le risorse messe in campo coprono solo la metà dell’inflazione reale subita e intende condividere la responsabilità di tale scelta?
In ogni caso, durante l’incontro, la Fp Cgil ha detto esso con chiarezza che le risorse proposte sono ancora insufficienti e che il welfare non può essere considerato una soluzione al mancato adeguamento salariale. Chiarito questo, abbiamo detto all’assessore che prima di fornire una risposta definitiva si sarebbe proceduto a una verifica interna all’organizzazione.
Dopo diverse riunioni e assemblee, il 17 luglio ho contattato l’assessore per riferire che riconoscevamo i passi avanti rispetto alla proposta originaria, ma che erano ancora insufficienti per poter arrivare a un accordo: per questo ho chiesto se ci fosse, da parte della Regione, la volontà di aprire un confronto sulla parte giuridica del contratto, tesa a migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti. È a quel punto che l’assessore, evidentemente certo di avere il sostegno della maggioranza sindacale, ha dichiarato che avrebbe firmato un contratto esclusivamente economico, qualora le altre sigle avessero accettato. Evidentemente dava per scontato che la Fp-Cgil non avrebbe firmato, come accaduto a livello nazionale. Convinzione, questa, dettata da un chiaro pregiudizio e che ha spostato il confronto dal piano piano contrattuale a quello, cosa che consideriamo inaccettabile.
La sera stessa un altro sindacato ha comunicato il proprio no. La mattina seguente ho ricontattato l’assessore per tornare a sollecitare una soluzione, proseguendo nella trattativa. Per farlo abbiamo avanzato diverse proposte concrete per migliorare la parte giuridica del contratto – banca ore, congedo parentale, lavoro agile, trattamento di missione – e proseguire il percorso di uniformare e rafforzare i diritti dei dipendenti del Comparto Unico, oggi diversi tra Regione ed Enti locali.
Nonostante questo, l’assessore ha emesso un comunicato in cui annuncia il ritiro dell’emendamento. Chi si deve assumere la responsabilità della rottura del tavolo? Non certo la Fp Cgil, che non ha mai chiuso la porta al dialogo e ha sempre cercato una soluzione. A questo punto, siamo costretti a mobilitarci, con un presidio già programmato da un mese insieme a Ugl e Uil Fpl (sfilatasi dopo gli ultimi sviluppi), nel caso in cui non fossero arrivate nuove risorse.
L’assessore, è bene ricordarlo, ha pieno potere di presentare l’emendamento senza il consenso dei sindacati. Ha scelto, invece, di non impiegare quei fondi. Troppo comodo scaricare la responsabilità altrove. A maggior ragione dopo aver scritto nel Documento di economia e finanza regionale (defr) che «resta ferma la necessità di integrare ulteriormente tali risorse (il 6% già stanziato) al fine di compensare l’impennata inflattiva», che «l’utilizzo della leva contrattuale per rilanciare l’attrattività del Comparto Unico si deve tradurre (…) anche nell’introduzione di nuovi istituti» e che «il welfare integrativo rappresenta uno strumento indispensabile». Chi è che si sta smentendo? Noi restiamo disponibili al confronto, senza pregiudizi politici, pronti a valutare un’eventuale proposta contrattuale — che al momento non esiste nemmeno in bozza — e a decidere se firmarla dopo aver consultato lavoratori e lavoratrici, come sempre fatto.

Orietta Olivo, segretaria generale Fp Cgil Fvg